È passato quasi un mese dalla sigla dell’accordo fiscale avvenuta lo scorso 23 Dicembre a Roma. Un accordo raggiunto non senza difficoltà ma che ha messo fine alla lunga discussione sui trattamenti fiscali dei lavoratori frontalieri tra Italia e Svizzera. Il trattato internazionale siglato mette infatti fine all’accordo del 1974 ed introduce a regime, dopo la ratifica del parlamento, la tassazione esclusiva in Svizzera per una tassazione concorrente così come già avviene per la maggior parte dei confini italiani con gli altri paesi.
Importanti e sostanziali sono le novità introdotte, molte delle quali fortemente volute ed indicate dall’Associazione Frontalieri Ticino.
Prima fra tutte la clausola di salvaguardia che, attraverso la variante del doppio binario e superando l’accordo del 2015 va ad attenuare la differenza tra vecchi e nuovi frontalieri ed individua i primi in coloro che hanno avuto o avranno un’attività lavorativa in Svizzera tra il 31.12.2018 e la data di applicazione del nuovo accordo che orientativamente, previa ratifica, è da individuare tra il 2023 ed il 2024. I cosiddetti vecchi frontalieri manterranno dunque lo status fiscale attualmente in vigore che rimarrà invariato per tutta la vita lavorativa.
Altra novità di rilievo sarà l’innalzamento della franchigia che viene estesa da CHF 7’500 a CHF 10’000 e che, parallelamente alla non imponibilità degli assegni familiari ed alla deducibilità dei contributi obbligatori per i prepensionamenti, permette che la tutela dei salari, soprattutto quelli medio-bassi, sia garantita in modo decisamente più consistente rispetto alla variante del 2015.
Il periodo attuale fortemente condizionato dalla pandemia e che ancora condiziona il mondo del lavoro ha spinto le parti a lavorare nel senso di dare certezze ai lavoratori frontalieri, anche a quelli che loro malgrado a causa del Covid hanno perso la loro attività.
In questo senso vanno anche le misure adottate in materia di disoccupazione con l’annullamento del tetto massimale a seconda del periodo lavorativo effettuato in Svizzera ed il relativo innalzamento del valore della Naspi che verrà calcolato in relazione all’effettiva retribuzione percepita e non, come avveniva prima, con il limite di soglia previsto nei casi ordinari.
Di particolare interesse ed importanza è poi l’istituzione di un tavolo interministeriale, che verrà composto e convocato entro il primo quadrimestre 2021 e che avrà la funzione di definire lo statuto dei frontalieri che varrà per tutti gli oltre 105.000 lavoratori italiani e che tratterà di temi di assoluta e prioritaria rilevanza riguardanti la sicurezza sociale, il mercato del lavoro, il dialogo sociale e, novità assoluta, la cooperazione internazionale vista come elemento di sviluppo.
Si è garantito infine ai comuni di fascia frontaliera di continuare a percepire i ristorni nella forma attuale e fino al 2033 incluso. Successivamente a tale termine vi sarà poi una compensazione mediante una garanzia strutturale di risorse finanziarie trasferite dallo stato con contributi fino al 50 % per le spese correnti e per il restante 50% in conto capitale, garantendo così agli enti l’ottenimento di queste risorse sia per compensare le difficoltà dovute all’aumento dei servizi, quindi dei propri bilanci e sia per poterle utilizzare laddove possibile per le infrastrutture. Alla luce del fatto che stiamo parlando grosso modo di cifre che si aggirano intorno ai 90 milioni di euro riteniamo che possano essere linfa vitale non solo per tutti i comuni di fascia ma anche per tutta l’economia transfrontaliera. l’economia transfrontaliera.
Così come nella fase dei negoziati l’Associazione Frontalieri Ticino resterà attenta osservatrice della evoluzione e del percorso politico di ratifica di questo accordo, ritenuto non solo da noi ma da tutte le parti in causa il miglior accordo possibile per la situazione attuale.