La tempistica è sempre la stessa: si avvicinano le elezioni e, puntuale come le lumache dopo la pioggia, viene fuori la destra svizzera becera e populista. Questa volta, vestita dei panni dell’UdC e senza troppo galateo istituzionale, attraverso i deputati Marco Chiesa e Piero Marchesi chiede l’abolizione della libera circolazione e lo stop ai permessi di lavoro.
Così, come se si chiedesse un caffè al bar.
Un atto politico molto forte per alcuni, una pura e semplice provocazione per altri. Ma tant’è, il vespaio è sollevato e fedeli al “bene o male, l’importante è che se ne parli”, l’obbiettivo sembra centrato in pieno.
Come al solito il destino di queste provocazioni è segnato: a Berna la richiesta è già nella camera ardente (figuriamoci se nella capitale qualcuno si sogni anche lontanamente di andare contro i principi sacrosanti della libera circolazione), ma a Bellinzona la sfida è aperta più che mai e le provocazioni di questo tipo, sebbene fini a se stesse, trovano sempre terreno fertile.
Quasi 5 anni fa, infatti, il 58% dei ticinesi votò a favore del cosiddetto “prima i nostri” ed oggi il popolo delle destre né chiede la più ampia applicazione possibile, incuranti di quanto questo possa mettere in seria difficoltà in primis le aziende svizzere già fortemente provate dalla estenuante pandemia.
Perché il vero punto è proprio questo: se è vero come è vero che l’economia transfrontaliera non riesce a fare a meno dell’indotto che attraverso diversi canali arriva dalla Svizzera, lo è altrettanto il fatto che oggi più che mai l’economia svizzera non sopravvivrebbe un solo istante senza la manodopera e le competenze dei frontalieri.
Una equazione questa che, qualora serviva ribadirla, ha trovato ulteriore conferma proprio nel periodo di pandemia, soprattutto agli inizi, quando a causa del blocco quasi totale delle frontiere l’economia elvetica ha rischiato fortemente di andare in corto circuito, in primis nel settore sanitario.
Di cosa vaneggiano dunque i prodi alfieri conservatori Chiesa e Marchesi quando parlano di “blocco dei ristorni” o di “stop ai permessi” ? E quando si addentrano nei meandri labirintici della umana psiche con temi scellerati volti a “frenare il disastro sociale creato dai frontalieri” o, ancora peggio, di mettere fine all’ “effetto sostituzione” ?
La smettano ed abbiano rispetto per chi, con la propria competenza e professionalità assicura ogni giorno benessere alla propria famiglia ed al proprio territorio ma anche, certamente, un alto livello qualitativo ai prodotti ed al mercato svizzero.